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Fano - I passeggi

Il parco urbano nasce nel 1783, quando si mise mano al progetto di adattare a verde pubblico le due sponde del canale Albani, manufatto che dal 1600 portava l'acqua del fiume Metauro al porto canale di Fano, alimentando la centrale idroelettrica della Liscia. Questi giardini che occupano per 400 mt le due sponde del canale, erano e sono tutt'ora un passaggio comodo che mette in comunicazione il cosidetto Ponte Rosso (chiamato così per via della vernice antiruggine al minio con la quale fu dipinto all'inizio e che gli dona un caratteristico colore bruno rossastro) al Ponte Storto o Ponte della Ridolfa, situato sulla via Flaminia. Fin dall'inizio, per i Fanesi quei viali sono stati I Passeggi anche se, dal 1883 furono intitolati e lo sono tuttora Viali Mazzini. La superficie di questo parco é di ca. 17.000 mq. con un migliaio di ippocastani, tigli, lecci, pini e tante specie arboree sempreverdi. Queste alberature non sono più quelle originali, abbattute dopo la seconda guerra mondiale, quando per le difficilissime condizioni economiche in cui versava la città, tutti gli alberi del parco vennero utilizzati come legna da ardere.
Il canale Albani nasce all’inizio del 18. sec. con il nome di Vallato del Porto, fu poi venduto nel sec. successivo dal cardinale Giuseppe Albani che vi lasciò il nome in eredità. Questo canale che per un breve tratto scorre all’interno del parco, era caratterizzato lungo i suoi 10 km dalla presenza di numerose case coloniche dipinte di rosso pompeiano e mulini, uno dei quali era ubicato dove oggi si trova la centrale elettrica della Liscia nei pressi del porto-canale di Fano.
All’angolo con I Passeggi si trova l’elegante dimora in stile liberty Villa Severini, coeva del Villino Ruggeri di Pesaro ma dallo stile diverso. Si sviluppa su tre piani collegati da ampie scale in ferro battuto, due ampi terrazzi e una torretta dal quale è possibile vedere il mare. Il suo primo proprietario, Nazareno Pucci, la disegnò e la costruì nel 1908 e rappresentava il sogno della sua vita. Emigrò giovane in Argentina dove grazie al suo ingegno di maestro calafato realizzò una vera fortuna che gli permise, una volta ritornato in patria di esaudire il suo desiderio. Dopo molte vicissitudini e un lungo periodo di abbandono, l’attuale proprietario ha dato corso ad un’ampia opera di restauro per salvarla dal degrado.

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